Stacco a massello
Il massello permette di distaccare gli affreschi segandoli sui lati e sul retro della parte pittorica prescelta, insieme all’intonaco e ad una parte più o meno consistente del supporto murario, (poi estratti grazie a robuste assi di legno legate a catene di metallo).
Stacco
Permette di trasportare la pellicola pittorica insieme a una parte più o meno consistente dell’intonaco su un nuovo supporto.
Strappo 
Permette di trasportare un sottile strato di 2-3 mm riguardante  la sola pellicola pittorica, dal muro ad un nuovo supporto per mezzo di tele e di un collante solubile in acqua.

 

Gli antichi romani  sperimentarono  per primi il distacco a massello, metodo che permette di distaccare gli affreschi segandoli insieme all’intonaco e a una porzione del loro supporto murario. Quella prassi, utilizzata per fare razzia di opere d’arte, altrimenti inamovibili, dopo essere stata abbandonata per secoli trovò nuova fortuna a partire dal Rinascimento, per soddisfare esigenze conservative ovvero per salvare un affresco che rischiava la distruzione a causa del rinnovamento architettonico e stilistico del luogo che lo ospitava. Oppure per salvare dipinti che dovevano essere salvaguardati perché legati al culto o alla devozione popolare, o perché di mano di maestri celebri.
Nel ‘700, il pittore Antonio Contri sperimentò un metodo nuovo che gli permetteva di strappare qualsiasi affresco per poi collocarlo su di una tela, questa scoperta permise di conservare le antiche e celebri pitture murali dalle ingiurie del tempo, ma ne cambiò la destinazione d’uso  trasformandole  in quadri da galleria a disposizione del mercato antiquario favorendo il collezionismo e causando notevoli perdite al patrimonio pittorico murale italiano.
Negli ultimi decenni dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, l’Unità d’Italia, la nascita e la fondazione dei primi musei cambiano le motivazioni di questa prassi, incoraggiandone ulteriormente  il recupero materiale, storico e documentario. Nell’Ottocento era stato il collezionismo a fornire il successo degli estrattisti e quindi il trasporto degli affreschi, ora erano gli storici dell’arte, e i musei a chiedere la diffusione  della tecnica dello strappo e dello stacco.

Gli storici dell'arte perchè volevano scoprire le sinopie, di pittori che non avevano lasciato, dati i tempi antichi, testimonianze su carta . I Musei per poter avere  nelle proprie gallerie, tali capolavori. Inoltre a causa della rovina di alcuni capolavori del nostro patrimonio pittorico murale a causa della guerra e di disastri naturali si ritenne più sicuro, a scopo preventivo, trasferire le pitture più celebri su un più idoneo supporto così che potessero essere portate velocemente in rifugi sicuri .

Prese quindi avvio la cosiddetta stagione degli stacchi e della caccia alle sinopie, i disegni preparatori in terra rossa che i maestri tre quattrocenteschi avevano lasciato a modo di traccia da seguire sull’arriccio per guidare l’esecuzione finale dell’opera.        
Nle Novecento alla fine degli anni settanta, cominciò l’inesorabile parabola discendente della stagione degli stacchi, per ragioni di natura teorica e tecnica ma anche  puramente pratica. Troppi erano gli affreschi e le sinopie che si conservavano nei depositi delle Sovrintendenze e dei musei intasandoli letteralmente, spesso senza che vi fosse alcuna speranza di ricollocarli in loco.